x lex
Gli spazi teorico-operativi della rappresentazione digitale in architettura:
1. lo spazio rappresentativo-strumentale;
2. lo spazio conformativo-creativo;
3. lo spazio mediatico-informativo.
1. lo spazio rappresentativo-strumentale
È il più noto luogo di elaborazione della rappresentazione digitale e il computer viene utilizzato come un potente ed utile strumento per produrre disegni e per risolvere tutta una serie di aspetti tecnici e di servizio.
Ricordiamo tutti, a tale riguardo, le vecchie espressioni “disegno automatico” e “tecnigrafo elettronico”, metafore linguistiche che alludono al ruolo utilitaristico dell’elaboratore.
In questo ambito il digitale è declinato principalmente in quanto potente metatecnologia attuativa, dalla fase ideativa a quella realizzativa. In senso generale, la rappresentazione digitale si muove dal rilievo al progetto, dalla conoscenza e gestione del patrimonio culturale fino al disegno esecutivo del nuovo e in tutti quei casi nei quali affiora l’opportunità di una più complessa e insieme ordinata classificazione e controllo di informazioni.
Nella sfera progettuale, il noto “esempio limite” di questo ambito della rappresentazione digitale sono i disegni del Museo Guggenheim di Frank O. Gehry. Un’opera frutto di un processo progettuale che possiamo definire tradizionale, anche se dagli esiti spettacolari, che solo “a posteriori”, ha trovato «nello strumento digitale il modo di declinare secondo sofisticati programmi di calcolo la complessità delle sue superfici ondulate che hanno reso più agevole, tra l’altro, la progettazione del cangiante rivestimento in titanio […]. In questo caso il digitale non è stato in realtà veramente organico alla concezione dell’opera essendo intervenuto successivamente, quando la configurazione generale dell’edificio era già stata definita» (F.Purini).
EXEMPLA
Frank Gehry, Creatore di sogni (Sketches of Frank Gehry),
un film documentario del 2005 diretto da Sydney Pollack
Trailer 01
Video Gehry
Frank Gehry, Guggenheim Museum Bilbao, 1991-1997
Eames, Power of Ten, 1968-1977. Cfr. http://www.powersof10.com/
Google Hearth … City of Chicago
2. lo spazio conformativo-creativo
È l’ambito elaborativo più innovativo e “spettacolare” generato dalle relazioni tra architettura e cultura digitale. In esso la rappresentazione digitale è il luogo del progetto —->“new lineamenta”.
Attraverso il disegno, qui libero dal ruolo strumentale, esploriamo le potenzialità espressive dello spazio digitale e dei software di modellazione.
Questo laboratorio creativo ha degli esiti sia nello spazio reale, sia in quello virtuale.
EXEMPLA
Peter Eisenman, Virtual House, 1997
Yugo Nakamura, www.yugop.com,
Richard Hardy, The Transcendent City,
Cfr. http://www.archdaily.com/71932/the-transcendent-city-richard-hardy/
Wieland Gouwens Showreel
http://www.wieland-gouwens.nl/index.html
intro Video 01
MVRDV Grand Paris 2030, rel. 2009
Freeland, developed by MVRDV and The Why Factory for the Venice Architecture Biennale 2012 ‘Common Ground’, explores the prospects of complete liberation of urban planning Video 01
3. lo spazio mediatico-informativo
È esperibile soprattutto in rete, ma non solo. In questo ambito rappresentare significa, in primis, comunicare informazioni, o meglio, allestire uno spazio mediatico per innescare processi informativi multidirezionali.
Gli esempi spaziano dagli archivi informatizzati a settori editoriali tematici (riviste di architettura in rete, supporti multimediali, produzioni video, ecc.), dai siti degli architetti ai vari blog; spazi web in cui l’interfaccia di accesso è uno degli elementi conformativi dell’azione fino a diventare, nell’idea di hypersurface, nuova architettura dell’informazione.
Nel versante della “città reale” la rappresentazione digitale svolge un importante ruolo informativo, basta solo pensare alle variabili superfici dei media buildings urbani; facciate interattive di comunicazione e informazione, conformabili in real time.
EXEMPLA
Thomas Schielke, Media facades: when buildings start to twitter, 2010
arclighting
SQUINT OPERA
www.squintopera.com/
The UK Pavilion Shangai Expo 2010
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Qual è il modello di rappresentazione compreso nella rivoluzione informatica?
Facoltà di Architettura di Pescara
martedì 31 marzo 2009
dalle ore 10.30, alle ore 12.30
aula rossa
Download Info
Scuola Superiore “G. d’Annunzio”, sezione di Scienze dell’Ingegneria e dell’Architettura,
Dottorato in Storia, Conservazione e Rappresentazione dell’Architettura.
Dipartimento DSSARR – Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara.
Scuola Nazionale di Dottorato in Scienze della Rappresentazione e del Rilievo
New Lineamenta
Dove stiamo andando?
A distanza di qualche decennio dall’inizio della rivoluzione informatica in architettura, l’obiettivo dell’incontro, organizzato in forma di talk-show, è quello di fare discutere alcuni fra i più qualificati specialisti del settore sullo stato dell’arte della rappresentazione digitale, per contribuire al processo di storicizzazione e per ipotizzare scenari futuri.
Qual è il modello di rappresentazione compreso nella rivoluzione informatica? Quali sono gli ambiti teorico-operativi in cui si propone? Qual è il suo “sistema di riferimento”? Quali geometrie per elaborare rappresentazioni da abitare? La rappresentazione digitale è un “metodo” o una “tecnica” di visualizzazione? E infine, quale il salto epistemologico generato dalle immagini digitali alle soglie del “Web semantico”?
Intervengono:
Marco Gaiani, Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Riccardo Migliari, “Sapienza” Università di Roma
Livio Sacchi, Università degli Studi “G. d’Annunzio”, Chieti-Pescara
Moderatore:
Maurizio Unali, Università degli Studi “G. d’Annunzio”, Chieti-Pescara
È prevista la partecipazione di:
Emma Mandelli, Direttore della Scuola Nazionale di Dottorato in Scienze della Rappresentazione e del Rilievo
Collegio dei Docenti del Dottorato in Storia, Conservazione e Rappresentazione dell’Architettura
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PREVIEW (work in progress)
x Livio Sacchi:
Architettura e cultura digitale oggi: Late Style o New Style?
A distanza di alcuni decenni dall’azione d’avanguardia innescata dai rapporti tra architettura e tecno-cultura digitale, quale bilancio?
Infine, soprattutto in relazione al dibattito in corso con gli allievi della Facoltà di Architettura di Pescara, chiediamo quale espressione-titolo può descrivere la controversa scena architettonica contemporanea. Tale affermazione dovrebbe essere articolata all’interno del seguente ragionamento: una rivoluzione culturale – una svolta epocale – comprende un nuovo modello di rappresentazione (es. Rinascimento / prospettiva) … oggi?
Link …
Peter Eisenman “Late Style”:
– Sei punti, da “Casabella” 769, 2008 (cfr. anche in gizmoweb)
– “il Manifesto“, 1 luglio 2008. Torino, la lex magistrale di P.E.
VideoInterviste, tratte dalla mostra “Lo spazio digitale dell’architettura italiana”, 2006
Cfr. il sito della mostra “Lo spazio digitale dell’architettura italiana”
x Riccardo Migliari:
Come possiamo interpretare-classificare i nuovi metodi e tecniche di disegno introdotti dal modello di rappresentazione compreso nella rivoluzione informatica in architettura?
Qual è il ruolo svolto – come metodo e/o come tecnica di rappresentazione – dal disegno elettronico nel processo di rinnovamento degli studi e dell’insegnamento della Geometria descrittiva?
Come integrare la classica “scienza della rappresentazione” con le attuali tecniche di visualizzazione digitale conservando e ampliando il patrimonio culturale ereditato dai secoli scorsi?
N.d.R. Saltando molti passaggi e procedendo schematicamente … anche se il tema è stato in più occasioni oggetto di analisi, credo si tratti di una delle questioni ancora centrali per gli studi sulla rappresentazione digitale contemporanea … in altri termini, credo utilissimo, soprattutto a livello didattico, specificare ancora in che misura la r.d. è un nuovo metodo di rappresentazione e come “si aggiunge” agli altri.
Link …
Riccardo Migliari
x Marco Gaiani:
Quali nuovi scenari teorico-operativi per la rappresentazione digitale in architettura?
Quale nuovo sviluppo delle metodiche di rilevamento strumentale?
Il Web 3.0 (Web semantico) – il futuro di Internet – che novità può apportare alla rappresentazione digitale?
Link …
Sul Web 3.0 (Web semantico) cfr. “Domus” n. 293, marzo 2009
in particolare cfr. Domus Web:
19. Mar. 2009, Tra fantascienza e realtà,
Dal paesaggio urbano digitale all’Internet degli oggetti, passando per l’Internet degli schermi. Le visioni disincantate di Bruce Sterling sul Web del futuro. Text Elena Sommariva. (download .pdf)
Maurizio Unali:
per innescare gli argomenti oggetto dell’incontro,
introduco i tre spazi teorico-operativi in cui possiamo elaborare la rappresentazione digitale in architettura: lo spazio rappresentativo-strumentale; lo spazio conformativo-creativo; lo spazio mediatico-informativo.
Rappresentativo-strumentale
Il primo spazio teorico-operativo in cui possiamo elaborare la rd è quello rappresentativo-strumentale. Questo ambito coincide, quasi in toto, con il primo orizzonte tematico del digitale in architettura rilevato da Purini, “l’ambito strumentale del disegno elettronico”. È il più noto luogo di elaborazione della rd e il computer viene utilizzato come un potente ed utile strumento per produrre disegni e per risolvere tutta una serie di aspetti tecnici e di servizio. Ricordiamo tutti, a tale riguardo, le vecchie espressioni “disegno automatico” e “tecnigrafo elettronico”, metafore linguistiche che alludono al ruolo utilitaristico dell’elaboratore. In questo ambito il digitale è declinato principalmente in quanto potente metatecnologia attuativa, dalla fase ideativa a quella realizzativa. In senso generale, la rd si muove dal rilievo al progetto, dalla conoscenza e gestione del patrimonio culturale fino al disegno esecutivo del nuovo e in tutti quei casi nei quali affiora l’opportunità di una più complessa e insieme ordinata classificazione e controllo di informazioni. Nella sfera progettuale, il noto “esempio limite” di questo ambito della rd sono i disegni del Museo Guggenheim di Frank O. Gehry. Un’opera frutto di un processo progettuale che possiamo definire tradizionale, anche se dagli esiti spettacolari, che solo “a posteriori”, come scrive Purini, ha trovato «nello strumento digitale il modo di declinare secondo sofisticati programmi di calcolo la complessità delle sue superfici ondulate che hanno reso più agevole, tra l’altro, la progettazione del cangiante rivestimento in titanio (…). In questo caso il digitale non è stato in realtà veramente organico alla concezione dell’opera essendo intervenuto successivamente, quando la configurazione generale dell’edificio era già stata definita». Ma attenzione: la rappresentazione, sia pur in questo ambito definita “strumentale”, non è mai neutrale, generando sempre significati portatori di senso, cioè in grado di evocare altro. Si pensi solo, a titolo di esempio, alla scelta del metodo e della tecnica di rappresentazione e alle loro ricadute conformative in termini di comunicazione dell’idea. Dobbiamo poi considerare, come ricorda Marco Gaiani[ii], che l’esito percettivo finale non dipende solo dall’originale fornito, ma anche dal modo con cui la rd è agita e da ciò che accade nel corso dell’azione.
Conformativo-creativo
Il secondo spazio teorico-operativo della rd è quello conformativo-creativo. È l’ambito elaborativo più innovativo e “spettacolare” generato dalle relazioni tra architettura e cultura digitale. In esso la rd è il luogo del progetto, in una sorta di “new lineamenta”. Attraverso il disegno, qui libero dal ruolo strumentale, esploriamo le potenzialità espressive dello spazio digitale e dei software di modellazione. Nel complesso questo laboratorio creativo aperto dalla rivoluzione informatica in architettura, in quanto luogo di conformazione, ha degli esiti sia nello spazio reale, sia in quello virtuale. Il noto “esempio limite” di questo ambito della rd sono le sperimentazioni di Peter Eisenman – dalla Virtual House (1997) alla Chiesa a Tor Tre Teste (1996) a Roma, fino alla Concert hall a Bruges (1999) -, opere frutto di un processo progettuale che attraverso il virtuale si stacca dalle limitazioni geometriche e dai tradizionali vincoli architettonici.Nel versante delle progettualità dedicate solo allo spazio digitale, emergono molte creatività in cui la rd è “sostanza” fondamentale del processo elaborativo. Il disegno riconquista e amplifica le sue naturali potenzialità espressive ideali e utopiche, ulteriormente alimentate dalle vocazioni del ciberspazio e dalle sue interdisciplinari declinazioni, dal cyberpunk al cinema. In questo secondo laboratorio teorico-operativo il digitale è considerato come un ulteriore spazio “da abitare” attraverso rappresentazioni: luogo “altro” per allestire creatività poeticamente effimere; progetti che esistono solo nella dimensione virtuale e che, quindi, possono liberarsi anche del fardello del “fattibile”. Se nel primo caso – l’ambito strumentale della rd – il disegno prosegue una storica relazione con le più avanzate tecnologie del tempo in cui opera, nel secondo assistiamo ad una svolta epocale, la conquista di un nuovo spazio: radicale, alternativo, utopico-ideale e, solo nei casi migliori, rivoluzionario.
In questo panorama assume ulteriore senso l’idea per cui “abitare virtuale significa rappresentare”. Una delle parole chiave per fruire, rilevare e progettare lo spazio digitale è, infatti, rappresentare. Il ciberspazio, sia nella sua dimensione letteraria, sia in quanto spazio virtuale, è un luogo rappresentato. In altre parole, abitare lo spazio virtuale significa agire attraverso simulazioni, significa, appunto, rappresentare. Dalla città virtuale alla visualizzazione interattiva del progetto e della realtà, dal morphing elaborativo al web design, dalla video-creatività infografica fino all’allestimento dei virtual-set per il cinema e la TV, si riafferma la centralità della rappresentazione: dei codici semantici del disegno, dei valori iconici e simbolici delle immagini, della scienza della rappresentazione con i suoi metodi e le sue tecniche. Nel disegno si invera il progetto d’interfaccia; nel disegno è contenuto il luogo dell’incontro tra architettura e tecno-cultura digitale: laboratorio in cui sperimentare teorie e pratiche applicative per abitare lo spazio virtuale all’insegna di una creatio mundi.
Un disegno, però, digitale, ovvero una forma-pensiero di visualizzazione generativa nata con la rivoluzione informatica.
In altre parole, un disegno che, prima, non esisteva.
Una rappresentazione cresciuta nel ventre dell’ambiente virtuale, che ha attualizzato e reinventato molti dei propri statuti disciplinari, generando grossi cambiamenti di pensiero e di azione rispetto al disegno tradizionale – mai di valore sostitutivo -, contribuendo ad ampliare il concetto stesso di rappresentazione, soprattutto nel settore della visualizzazione ipertestuale e in real time dello spazio architettonico. Un disegno che, peraltro, contiene anche una sua “autografia”, che, in modo simile al concetto di “tratto” del disegno analogico, consente di cogliere l’espressione intellettuale originale del disegnatore. C’è poi da osservare che le principali finalità del disegno di architettura non sembrano essere state modificate dalla rd, che, semmai, ha contribuito a comprovarne il senso.
Queste profonde estensioni dei territori del disegno, che abbiamo in più occasioni definito rivoluzionarie – attribuendogli un valore analogo a quello innescato dalla prospettiva per la cultura spaziale dell’Occidente -, hanno generato fondamentali “conquiste di senso”, modificando “la visione delle cose”. Basta solo accennare, ad esempio, al profondo salto tecnico-concettuale determinato dalla “moltiplicazione” del punto di vista, naturale dimensione elaborativa della cultura rappresentativa contemporanea. Idea di punto di vista mobile che interpreta e alimenta una nuova propensione dell’intelligenza verso la connettività e l’esplorazione-invenzione di uno spazio di relazione da agire nella multilinearità e nella simultaneità, percepito nella “fusione” invece che nella “distanza”, in una fruizione attiva, lontana dall’idea dello “spettatore che guarda”. Semplificando molto e saltando qualche passaggio, come il punto di vista fisso è stato l’occhio, quindi la mente, che ha conformato la simmetria centrale della Città Ideale, il punto di vista mobile, elabora la Città Virtuale.
Così come sta emergendo, questo modello di rappresentazione originato dalla rivoluzione informatica ha ampliato anche le multidisciplinari vocazioni conformative proprie del disegno. Affiora, cioè, la dimensione generativa unitaria del disegno-progetto. Come già accennato, in una sorta di “new lineamenta” la rd, soprattutto all’interno delle creatività tematiche per lo spazio digitale, sembra essere il luogo del comporre, fino a coincidere con il progetto. Riconoscere e utilizzare le componenti rappresentativo-conformative del modello di rd, è allora il primo passo verso l’esplorazione di questo medium di elaborazione visiva. Sia nella dimensione teorica, sia in quella operativa, è infatti fondamentale riconoscere e controllare, nei vari casi che si pongono all’osservazione, la prevalenza del rappresentare sul conformare (e viceversa), per poter scegliere e mettere “in regia” l’intero processo elaborativo. Queste considerazioni seguono storiche avvertenze di carattere generale – pensiamo, innanzi tutto, all’opera di Walter Benjamin e Marshall McLuhan -, che continuano a ricordarci l’importanza di conoscere a fondo gli strumenti del rappresentare, prima di usarli. È, infatti, ancora fondamentale ribadire, soprattutto nella formazione, come l’utilizzo delle tecnologie della rappresentazione sono in grado di modificare le modalità stesse del pensiero. In merito alla rd, è quindi importante domandarci ancora: quanto il medium digitale incide in termini di trasformazione del pensiero? Considerando, poi, che nel corso di questi due ultimi decenni, come rileva Livio Sacchi, «l’uso dell’informatica si è (…) rapidamente evoluto da un ruolo puramente rappresentativo a un ruolo propriamente conformativo» – parallellamente alla sempre maggiore diffusione di hardware e all’evoluzione dei software -, queste considerazioni sono particolarmente importanti.
Mediatico-informativo
Il terzo spazio teorico-operativo della rd è quello mediatico-informativo, ed è esperibile soprattutto in rete, ma non solo. In questo ambito rappresentare significa, in primis, comunicare informazioni, o meglio, allestire uno spazio mediatico per innescare processi informativi multidirezionali. L’intensificarsi delle possibilità di accesso all’informazione, insieme al vertiginoso moltiplicarsi della comunicazione, per numero dei contatti e per modalità delle forme, sono l’effetto più evidente della presenza della rd, mostrando un aspetto significativo della condizione contemporanea. Gli esempi sono molti e spaziano dagli archivi informatizzati a settori editoriali tematici (riviste di architettura in rete, supporti multimediali, produzioni video), dai siti degli architetti ai vari blog; spazi web in cui l’interfaccia di accesso è uno degli elementi conformativi dell’azione fino a diventare, nell’idea di hypersurface, nuova architettura dell’informazione.
Ma anche nel versante della “città reale” la rd svolge un importante ruolo informativo, basta solo pensare alle variabili superfici dei media buildings urbani; facciate interattive di comunicazione e informazione, conformabili in real time, in cui la rd esprime una tra le nuove “sostanze della transmodernità”.
Tratto da: M.Unali, conferenza di Lerici 2008.
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GRAZIE per la calorosa partecipazione all’iniziativa (Maurizio Unali, 1 aprile 2009)
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La sintesi dell’iniziativa è confluita in
New Lineamenta,
a cura di Maurizio Unali,
ed. Kappa, Roma 2009
http://vimeo.com/6599245
Si tratta …